Estratto del "decreto di archiviazione del Gip di Caltanissetta nel procedimento contro Berlusconi-Dell'Utri per le stragi di Mafia del 1992"(fonte: http://www.sgmontopoli.it/varie/berlu/archiv/arch1.html)

>>Origine del presente procedimento<<
Il presente procedimento è stato avviato sulla base delle risultanze investigative emerse in altre indagini contro ignoti relative agli attentati nei quali sono stati uccisi i magistrati Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e i rispettivi uomini delle loro scorte.

In particolare in data 22/7/1998, il Procuratore della Repubblica di Caltanissetta disponeva con articolato provvedimento l’iscrizione nel registro degli indagati di Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri in base ad una serie di risultanze che delineavano una notizia di reato a loro carico, quali mandanti delle stragi di Capaci e di via D’Amelio.

I dati che hanno legittimato tale decisione del Procuratore in sede sono richiamati nello stesso provvedimento di iscrizione e si ricavano dai verbali di interrogatorio del collaboratore Salvatore Cancemi inerenti a "persone importanti" che avrebbero concorso a decidere l’eliminazione fisica di Falcone e Borsellino in maniera eclatante nell’ambito di una più articolata "strategia terroristica" di "cosa nostra", nonché nei verbali relativi ai rapporti gestiti da Vittorio Mangano, prima, e da Salvatore Riina, poi, con i vertici del circuito societario Fininvest.

Ma oltre ad essi - ad avviso del P.M. - conducevano verso l’ipotesi investigativa di un coinvolgimento di Berlusconi e Dell’Utri anche le dichiarazioni di Tullio Cannella e di Gioacchino La Barbera in relazione a contatti di "cosa nostra" con imprenditori del nord e ad un interessamento della stessa organizzazione per l’installazione di un ripetitore per l’emittente Canale 5; le dichiarazioni di Gioacchino Pennino ed Angelo Siino sui personaggi che avevano avuto interesse ad eliminare i due magistrati, oramai assai attenti a delineare i rapporti tra mafia ed imprenditoria; ed infine gli esiti delle investigazioni svolte dalla DIA e dal Gruppo "Falcone e Borsellino" che avevano aperto prospettive di approfondimento in ordine ai rapporti di Berlusconi e dell’Utri con l’organizzazione "cosa nostra".

Il P.M. quindi formava un nuovo fascicolo ed iscriveva gli odierni indagati, per ragioni di segretezza, con le sigle "alfa" e "beta".

Già la Procura della Repubblica di Firenze aveva disposto l’iscrizione di Berlusconi e Dell’Utri, sotto le sigle "Autore 1" e "Autore 2", in un procedimento relativo a fatti di strage commessi a Roma, Firenze e Milano dal maggio 1993 all’aprile 1994, considerati rientranti in un unico disegno che avrebbe previsto una "campagna stragista continentale avente come obiettivo strategico (anche) quello di ottenere una revisione normativa che invertisse la tendenza delle scelte dello Stato in tema di contrasto della criminalità mafiosa" (cfr. richiesta di proroga dei termini delle indagini formulata dal P.M. fiorentino in data 22/7/1997), ed in particolare:

  • la strage di via Fauro a Roma (attentato a Maurizio Costanzo) il 14/5/1993;
  • la strage di via de’ Georgofili di Firenze (attentato agli Uffizi) il 27/5/1993;
  • la strage di via Palestro a Milano (attentato al Padiglione di Arte Contemporanea) il 27/7/1993;
  • le stragi di san Giorgio al Velabro e di San Giovanni in Laterano a Roma il 28/7/1993;
  • la strage dello stadio Olimpico di Roma tra gli ultimi del 1993 ed i primi del 1994;
  • la strage di Formello-Roma (attentato a Salvatore Contorno) il 14/4/1994.
Nel corso di quelle indagini erano stati acquisiti diversi elementi che avvaloravano l’ipotesi di un’unitaria strategia dell’organizzazione mafiosa finalizzata a condizionare le scelte di politica criminale dello Stato e a ricercare nuovi interlocutori da appoggiare nelle competizioni elettorali.

Va ricordato che il P.M. di Firenze in data 7/8/1998 aveva chiesto al GIP territoriale l’archiviazione del procedimento, concludendo, a seguito di complesse indagini, che non erano stati acquisiti elementi certi in ordine al fatto che l’interlocutore politico di "cosa nostra" in quel periodo avesse partecipato all’"accordo", intervenuto all’interno dell’organizzazione, al fine di attuare la grave offensiva militare degli anni 1992-1994.

Il GIP di Firenze ha accolto la richiesta con provvedimento in data 14/11/1998, rilevando che "le indagini svolte hanno consentito l’acquisizione di risultati significativi solo in ordine all’avere cosa nostra agito a seguito di inputs esterni, a conferma di quanto già valutato sul piano strettamente logico; all’avere i soggetti (cioè gli odierni indagati, n.d.r.) di cui si tratta intrattenuto rapporti non meramente episodici con i soggetti criminali cui è riferibile il programma stragista realizzato, all’essere tali rapporti compatibili con il fine perseguito dal progetto". Concludeva tuttavia che, sebbene "l’ipotesi iniziale abbia mantenuto e semmai incrementato la sua plausibilità", gli inquirenti non avevano "potuto trovare - nel termine massimo di durata delle indagini preliminari - la conferma delle chiamate de relato e delle intuizioni logiche basate sulle suddette omogeneità".

Mentre si chiudeva l’indagine dell’Ufficio requirente di Firenze, prendeva le mosse quella avviata dalla Procura di Caltanissetta.
In data 26/8/1999 veniva concessa da questo Ufficio la proroga del termine delle indagini preliminari per sei mesi, poiché alcuni accertamenti di particolare complessità erano ancora in corso.
In data 29/2/2000, veniva concessa altra proroga del termine delle indagini per ulteriori sei mesi in considerazione dell’esigenza di completare ulteriormente le investigazioni.
Il termine per le investigazioni scadeva il 23/7/2000.
In data 2/3/2001, il P.M. in sede depositava presso questo Ufficio la richiesta di archiviazione del procedimento e contestualmente trasmetteva i 21 faldoni che contenevano gli atti di indagini.

Dopo che - com’è notorio - tutti gli organi di stampa avevano dato notizia di tale determinazione del P.M., in data 22/3/2001 il difensore di Silvio Berlusconi chiedeva a questo Ufficio il rilascio di copia della richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura in sede nel presente procedimento, facendo riferimento ad "un’attestazione ricevuta in data 1/3/2001 che si allega in copia".

La richiesta del predetto difensore veniva dal G.I.P. trasmessa al P.M. perché fornisse il suo parere in considerazione del fatto che la stessa Procura aveva disposto la secretazione dei nominativi degli indagati, pure mantenuta al momento del deposito della richiesta di archiviazione.

In relazione a tale ultimo profilo, il G.I.P. dava atto che i plichi contenenti il provvedimento di iscrizione e contestuale secretazione (dai quali si ricavano le effettive generalità dei soggetti sottoposti ad indagine), nonché le richieste e i decreti di proroga delle indagini preliminari, risultavano già aperti al momento del deposito della richiesta di archiviazione e del fascicolo nella Cancelleria dell’Ufficio.

Il G.I.P. dava altresì atto che, a differenza di quanto asserito dal difensore richiedente, non era stata allegata all’istanza la copia dell’attestazione della Procura in sede in data 1/3/2001 che lo avrebbe ufficialmente informato del deposito della richiesta di archiviazione. La data dell’1/3/2001 peraltro è antecedente a quella di deposito della richiesta di archiviazione presso questo Ufficio (deposito, come si è detto, avvenuto il 2/3/2001).

Il P.M. forniva parere favorevole e aggiungeva che l’apertura dei plichi era stata dovuta "alla verifica di corrispondenza tra il numero di iscrizione e i soggetti" e che, quanto all’attestazione richiamata dal difensore ma non prodotta, "si tratta di mera comunicazione orale, da parte della Segreteria, previa autorizzazione".

In data 23/3/2001 questo Ufficio rilasciava copia della richiesta di archiviazione al difensore di Berlusconi, dando atto che, sulla base alle spiegazioni fornite dal P.M. nel suo parere, le esigenze di riservatezza che lo avevano indotto a secretare i nominativi degli indagati potevano ritenersi del tutto superate.

E’ fatto notorio che tra il 27/3/2001 ed i giorni successivi la stampa ha fornito ampia contezza dei contenuti della richiesta di archiviazione con espliciti riferimenti ai nominativi degli odierni indagati.

Alla luce di tutte le predette circostanze e del fatto che la maggior parte delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia agli atti sono state rese in pubblici dibattimenti, appare chiaramente superfluo nel presente provvedimento utilizzare le sigle convenzionali attribuite dal P.M. agli odierni indagati per mantenerne riservata l’identità; pertanto costoro saranno sempre indicati con i loro nominativi e le loro generalità.


Estratto del "decreto di archiviazione del Gip di Caltanissetta nel procedimento contro Berlusconi-Dell'Utri per le stragi di Mafia del 1992"(fonte:http://www.sgmontopoli.it/varie/berlu/archiv/arch15.html)
>>Le indagini su Marcello Dell’Utri e Silvio Berlusconi<<
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Il P.M. ha evidenziato nella sua richiesta di archiviazione che su questi rapporti di affari e su queste cointeressenze si è spostata l’attenzione del suo Ufficio al fine di individuare i mandanti c.d. "esterni" delle stragi del 1992. Lasciando al P.M. le valutazioni di sua competenza in ordine all’utilità di tali dati per individuare eventuali ulteriori piste investigative diverse da quelle sinora perseguite, rileva l’Ufficio che tali accertati rapporti di società facenti capo al gruppo Fininvest con personaggi in varia posizione collegati all’organizzazione "cosa nostra" costituiscono dati oggettivi che - in uno agli altri elementi relativi ai contatti e alle frequentazioni di Dell’Utri con esponenti della stessa cosca - rendono quantomeno non del tutto implausibili nè peregrine le ricostruzioni offerte dai diversi collaboratori di giustizia, esaminate nel presente procedimento, in base alle dichiarazioni dei quali si è ricavato che gli odierni indagati erano considerati facilmente contattabili dal gruppo criminale; vi è insomma da ritenere che tali rapporti di affari con soggetti legati all’organizzazione abbiano quantomeno legittimato agli occhi degli "uomini d’onore" l’idea che Berlusconi e Dell’Utri potessero divenire interlocutori privilegiati di "cosa nostra". A ciò si aggiunga che altri soggetti comunque legati al gruppo Fininvest avevano intrattenuto rapporti di affari con personaggi di "cosa nostra" (sul punto si fa richiamo ai numerosi atti contenuti nei faldoni 4/A1, 4/A5, 4/A6, relativi a Massimo Maria Berruti, la persona che secondo Siino avrebbe fatto da intermediario con Berlusconi per una delle trattative finalizzate a propugnare una legislazione più favorevole a "cosa nostra"). Infine il gruppo Fininvest, nella sua progressiva espansione nel settore televisivo, incorporò tra l’aprile e il novembre del 1991 ben cinque società che avevano sede a Palermo ("Rete Sicilia s.r.l.", la già citata "Sicilia Televisiva s.p.a", "Sicil Tele s.r.l.", "Trinacria TV s.r.l.", "CRT Sicilia Color s.r.l."; cfr. nota della DIA in data 15/3/2000); la circostanza rende pure plausibile che "cosa nostra", in quel periodo fortemente radicata sul territorio e certamente capace di condizionare le attività economiche in esso operanti, non rimanesse inerte dinanzi all’avanzare di una realtà imprenditoriale di quelle proporzioni, perlopiù facente capo ad un gruppo nel quale si muovevano soggetti già considerati facilmente avvicinabili in forza di pregressi rapporti. Vi è poi la vicenda relativa agli attentati alla "Standa", in relazione ai quali discordanti sono state le notizie fornite dai collaboratori; tutti d’accordo nell’indicare come essi perseguissero finalità estorsive, secondo alcuni di costoro ulteriore scopo era quello di promuovere un contatto con Berlusconi o con Dell’Utri da utilizzare anche per ottenere sostegno agli interessi dell’associazione. Brusca ha escluso invece tale ulteriore finalità e, sebbene sui tentativi di "cosa nostra" di avviare relazioni con gli odierni indagati egli sia apparso a questo Ufficio reticente, non si può escludere che sul punto le sue affermazioni siano veritiere. Difatti, delle due l’una: o Berlusconi e Dell’Utri versavano già da tempo a "cosa nostra" dei contributi, come molti collaboratori hanno riferito, e allora il rapporto già sussisteva e non era necessario propiziarlo con altre iniziative, oppure non vi era alcun rapporto pregresso (pertanto le convergenti dichiarazioni dei collaboratori non sarebbero credibili) e allora gli attentati di Catania potevano essere utili. Si propone una terza alternativa, che nella contraddittorietà delle indicazioni dei collaboratori rimane solo un’ipotesi; e cioè che gli attentati dovessero servire a fare maggiore pressione su Berlusconi e dell’Utri, ad alzare insomma la "posta" e a coinvolgere con un ruolo di rilievo anche le cosche catanesi. Va comunque segnalato che, come riferito dalla DIA nella nota del 6/12/1999, non è stato possibile acquisire "elementi utili aventi carattere esaustivo" in ordine ai viaggi aerei effettuati da Marcello Dell’Utri tra Milano e Catania nel periodo in cui si sarebbe dovuto incontrare (a Catania o, secondo Avola, a Messina) per discutere delle richieste degli uomini di "cosa nostra".