CESARE PREVITI (Articolo completo di relative fonti: http://it.wikipedia.org/wiki/Cesare_Previti)
Cesare Previti (Reggio Calabria, 21 ottobre 1934) è un avvocato e politico italiano. Ha ricoperto la carica di ministro per il Governo Berlusconi I. Condannato nel 2006 per il processo IMI-SIR, attualmente si trova in affidamento ai servizi sociali.
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>>Biografia<<
Nato in Calabria, è cresciuto a Roma, dove diviene avvocato.

Previti collabora presto con Silvio Berlusconi e, essendo amministratore della piccola orfana nobile lombarda Casati Stampa, nel 1974 favorisce la cessione di villa San Martino ad Arcore allo stesso Berlusconi.

In seguito Previti lavora per Fininvest, guadagnando la reputazione di avvocato molto efficiente.

Nel 1994, da esponente di Forza Italia, Previti diviene senatore e Berlusconi, ottenuto l'incarico di formare un governo, tenta di farlo nominare Ministro di Grazia e Giustizia, ma trova l'opposizione del Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, quindi Berlusconi lo propone per il Ministero della Difesa, carica che Previti ottiene e conserva dal maggio al dicembre 1994 (e per interim fino al gennaio 1995).

Eletto deputato alla Camera, sempre per Forza Italia, nel 1996 e nel 2001, si trova al centro di un numero crescente di vicende giudiziarie relative a illeciti commessi in qualità di avvocato di Fininvest. È stato nuovamente proclamato deputato della Repubblica Italiana il 21 aprile 2006 in seguito alla sua elezione nella circoscrizione XV (Lazio 1) per Forza Italia. Il 31 luglio del 2007, la Camera dei Deputati si riunisce per discutere la relazione della Giunta delle elezioni nella quale si proponeva di annullare, per motivi di ineleggibilità sopravvenute (in seguito alla condanna per il processo IMI-SIR di interdizione perpetua dai pubblici uffici), l'elezione del deputato Previti. Durante il dibattito Previti comunica in extremis di voler rassegnare le proprie dimissioni. L'assemblea ha sospeso l'esame della proposta della Giunta delle elezioni per discutere ed accogliere con voto segreto le dimissioni.

Dal 29 agosto 2007, Previti, può svolgere servizi sociali anziché stare agli arresti domiciliari per la disposizione del tribunale di sorveglianza di Roma. Come attività potrà svolgere il servizio di consulente legale al Centro italiano di solidarietà (Ceis) dalle 7 alle 23.

>>L'affare "Villa S. Martino" ad Arcore<<
Nel 1973 Silvio Berlusconi acquista da Annamaria Casati Stampa di Soncino, ereditiera minorenne della nota famiglia nobiliare lombarda rimasta orfana nel 1970, la settecentesca Villa San Martino ad Arcore, con quadri d'autore, parco di un milione di metri quadrati, campi da tennis, maneggio, scuderie, due piscine, centinaia di ettari di terreni. La Casati è assistita da un pro-tutore, l'avvocato Cesare Previti, che è pure un amico di Berlusconi, figlio di un suo prestanome (il padre Umberto) e dirigente di una società del gruppo (la Immobiliare Idra). Grazie alla fortunata coincidenza, la favolosa villa con annessi e connessi viene pagata circa 500 milioni dell'epoca: un prezzo irrisorio (secondo alcuni corrispondente a meno di un terzo di valore del mercato, secondo Previti invece un giusto prezzo, considerata la necessità di provvedere al restauro di alcune parti dello stabile). Per giunta, il pagamento non avviene in contanti, ma in azioni di alcune società immobiliari non quotate in borsa, così che, quando la ragazza si trasferisce in Brasile e tenta di monetizzare i titoli, si ritrova con una carrettata di carta. A quel punto, Previti e Berlusconi offrono di ricomprare le azioni, ma alla metà del prezzo inizialmente pattuito.

Una sentenza del Tribunale di Roma, nel 2000, ha assolto gli autori del libro "Gli affari del presidente", che raccontava l'imbarazzante transazione.

>>Processo SME<<
Nel 2000 Previti, candidato per Forza Italia, viene messo sotto inchiesta per la corruzione di giudici del tribunale di Roma nel 1985, per far rigettare i ricorsi giudiziari del gruppo CIR nell'ambito della vicenda SME, i quali se accolti avrebbero danneggiato la cordata composta da Barilla, Ferrero e Fininvest.

Il 22 novembre 2003, dopo molti rinvii (comunque ininfluenti nel computo della prescrizione), il processo giunge alla sentenza di primo grado, in cui Previti viene condannato a 5 anni di reclusione, a fronte di una richiesta da parte dell'accusa di 11 anni.

Il 2 dicembre 2005 la Corte d'Appello di Milano emette la sentenza di secondo grado, riconoscendolo colpevole di corruzione semplice e confermando la condanna di primo grado a 5 anni di reclusione.

Infine, il 30 novembre 2006 la Corte Suprema di Cassazione annulla entrambe le precedenti sentenze di merito relative al processo SME emesse dal tribunale di Milano, per incompetenza territoriale, ritenendo la commissione del fatto corruttivo verificatosi in Roma. Viene quindi disposto il trasferimento degli atti al tribunale di Perugia competente a giudicare i reati di competenza ordinaria del tribunale di Roma nei quali siano però coinvolti magistrati della capitale; peraltro, essendo il termine di prescrizione fissato per aprile 2007 è molto probabile che il processo verrà dichiarato prescritto.

>>Processo IMI-SIR<<
La sentenza di primo grado, emessa dalla IV sezione penale del Tribunale di Milano il 29 aprile 2003 lo ha riconosciuto colpevole.

Il 4 maggio 2006 la Cassazione esprime il verdetto definitivo, condannando Previti a 6 anni di detenzione per l'accusa di corruzione nell'ambito del processo IMI-SIR.

Il giorno successivo, Previti afferma di essersi dimesso dalla carica di parlamentare e si presenta al carcere di Rebibbia, dove viene recluso. Il 10 maggio, dopo soli 5 giorni di carcere, ottiene la detenzione domiciliare, usufruendo della legge ex-Cirielli (detta anche salva-Previti), varata dal governo Berlusconi in carica, secondo la quale non è prevista la detenzione negli istituti carcerari per un ultrasettantenne, purché non sia stato dichiarato delinquente abituale, professionale o per tendenza né sia stato mai condannato.

La sentenza di Cassazione relativa al processo SME, che ha riconosciuto l'incompetenza territoriale del tribunale di Milano, nasce da presupposti identici a quelli del processo IMI-SIR, che prese origine dallo stesso fascicolo. Dunque tale sentenza potrebbe avere ripercussioni anche sulla vicenda IMI-SIR.

>>Liceità della carica di deputato<<
In base alla sentenza di primo grado del processo IMI-SIR, Previti è stato condannato all'interdizione perpetua dai pubblici uffici[4], pena accessoria lasciata intatta dalla sentenza d'appello e confermata in via definitiva il 4 maggio 2006 dalla VI sezione della Corte di Cassazione.

Poiché il deputato Previti, al mese di luglio 2007, non ha mai presentato le sue dimissioni, è stato riconosciuto compito della Camera deliberare sulla sua deposizione dalla carica di deputato. Il 9 luglio 2007 la giunta per le elezioni della Camera, con il voto contrario dei rappresentanti dell'opposizione, ha approvato la proposta di decadenza, da sottoporre entro 20 giorni al voto dell'aula per la decisione finale.

La proposta di decadenza era in calendario per essere votata il 31 luglio del 2007, ma prima che la votazione avesse inizio, il deputato forzista Elio Vito ha letto una dichiarazione di Previti che annunciava le proprie dimissioni. A questo punto la Camera dei Deputati non ha più votato la decadenza del deputato, ma le sue dimissioni; queste sono state accettate con 462 voti favorevoli, 66 voti contrari e 6 astenuti.

>>Processo lodo Mondadori<<
Il 13 luglio 2007, la II sezione penale della Cassazione ha reso definitiva la condanna ad un anno e sei mesi per Cesare Previti, ed altri imputati, comminata in secondo grado. Questa sentenza stabilisce in modo definitivo che la sentenza del 14 gennaio del 1991 con cui la Corte di appello di Roma (relatore ed estensore della sentenza il giudice Vittorio Metta, anche lui condannato) dava la maggioranza della Mondadori a Silvio Berlusconi era frutto di corruzione. La sentenza di appello del processo Mondadori a carico di Previti, confermata dalla Cassazione, dice esplicitamente che il Cavaliere aveva “la piena consapevolezza che la sentenza era stata oggetto di mercimonio”. Del resto, “la retribuzione del giudice corrotto è fatta nell’interesse e su incarico del corruttore”, cioè di Silvio Berlusconi. Il denaro adoperato per la corruzione proviene dal conto All Iberian, che, secondo i suoi stessi avvocati, era un conto personale di Berlusconi. Berlusconi, nel processo per il lodo Mondadori era stato prescritto avendo ottenuto le attenuanti generiche, ma il reato era stato costatato, né lo stesso Silvio Berlusconi aveva deciso di rinunciare alla prescrizione per essere assolto nel merito. A seguito di questa sentenza l'imprenditore Carlo De Benedetti, a cui la sentenza di Metta portò via la Mondadori, ha annunciato che chiederà il risarcimento di un miliardo di euro.

>>Altri procedimenti giudiziari<<
L'11 dicembre 2006 viene stabilita la data di un nuovo processo per calunnia a carico di Previti e di Giacomo Borrione, presidente del Comitato Nazionale per la Giustizia (organismo vicino a Forza Italia in Umbria). La vicenda riguarda una querela rivolta dai due presso il tribunale di Brescia contro i magistrati del tribunale di Milano, accusandoli di aver nascosto prove dell'innocenza di Silvio Berlusconi e altri imputati per la vicenda "toghe sporche". In seguito all'indagine risultata nel proscioglimento dei magistrati, è stata disposta l'apertura di un fascicolo a carico di Previti e Borrione per il reato di calunnia, che ha portato al rinvio a giudizio di Previti con sentenza del Gip Eliana Genovese in data 16 novembre 2007.

>>Vita privata<<
È sposato dal 1982 in seconde nozze con Silvana Pompili ex attrice, che suole chiamarsi Silvana Panfili.

Il 29 ottobre 2007 il sito del quotidiano La Repubblica pubblica l'audio delle intercettazioni delle telefonate tra Cesare Previti e il presidente della Lazio Claudio Lotito: senza giri di parole l'ex avvocato di Silvio Berlusconi si lamenta per lo scarso utilizzo del figlio nelle giovanili biancocelesti riservando epiteti coloriti tanto ai membri dello staff quanto ai giovani portieri colpevoli di giocare al posto di Umberto.

Il tenore della conversazione è riassunto da due spezzoni. Il primo: «Mio figlio viene mortificato ormai da un anno e io mi sono rotto il c... Te lo dico molto su di giri... Sono laziale come patto d'onore con Dio e nelle tue giovanili giocano i raccomandati di papà"».Ed ancora «"Questo non te lo consento"», quasi urla l'avvocato con Lotito, «"faccio un casino, ci faccio una conferenza stampa sopra".» E il secondo: interrogato da Lotito su chi sia il titolare al posto del figlio, Previti risponde: «Luciano, Luciani, Apollo, che ne so, uno alto e grosso, tecnicamente non vale un cazzo perché è solo grosso e fregnone e mi fijo s’è fatto mezzo campionato de panchina… ’na cosa inaccettabile sul piano morale!» Nella terza telefonata, all'ennesima lamentela di Previti, Lotito chiede spiegazioni al generale Coletta e poi tranquillizza il politico di Forza Italia: "Tuo figlio lo fanno giocare nei play off". Nella quarta si parla d'altro, visto che Umberto Previti è tornato titolare in porta (e lo scorso settembre è entrato nelle liste dei convocati in Champions per la prima squadra). Previti nella quarta conversazione avverte piuttosto Lotito che gli è stato chiesto un incontro con Paolo Arcivieri, uno dei capi degli Irriducibili, e un uomo di Alessandra Mussolini. «"Mi sembrano appecoronati"», dice Previti. Ma Lotito lo mette in guardia: «"Stanne alla lontana che poi quelli ti ricattano"».