LEGGI VERGOGNA/AD PERSONAM (Articolo completo con relative fonti: http://it.wikipedia.org/wiki/Legge_ad_personam)
>>Legislatura XIV<<
Berlusconi II e III sono state approvate numerose leggi che hanno sollevato aspre critiche in quanto ritenute leggi ad personam.

Tali contestazioni hanno affermato che la maggioranza di centrodestra abbia ricorso a tale espediente per alleggerire la posizione processuale di Berlusconi stesso. Tra le tante, è stato rilevato come le seguenti abbiano ridotto le pendenze giudiziarie o abbiano in qualche modo conflitto con gli interessi del presidente del Consiglio:

  • la depenalizzazione del falso in bilancio (legge n. 61/2002)
  • la legge sulle rogatorie (legge n. 367/2001)
  • l'introduzione del divieto di sottoposizione a processo delle cinque più alte cariche dello Stato tra le quali il presidente del Consiglio in carica ("Lodo Schifani", 140/2003), mai entrata in vigore in quanto dichiarata incostituzionale
  • la "legge Cirami" sul legittimo sospetto (Legge n. 248/2002)
  • la riduzione della prescrizione (che cancellava gran parte dei fatti oggetto di contestazione nel processo sui diritti TV verso Berlusconi) ("Legge ex-Cirielli", 251/2005)
  • l'estensione del condono edilizio alle zone protette (comprensiva la villa "La Certosa" di proprietà di Berlusconi) (legge delega 308/2004)
  • il ricorso del governo contro la legge della regione Sardegna al divieto di costruire a meno di due chilometri dalle coste (che bloccava, tra l'altro, l'edificazione di "Costa Turchese", insediamento di 250.000 metri cubi della Edilizia Alta Italia di Marina Berlusconi) (Ricorso n. 15/2005 alla legge regionale 8/2004)
  • la modifica del Piano di assetto idrogeologico (PAI) dell'Autorità di bacino del fiume Po che permette la permanenza de "la Cascinazza" (estensione di oltre 500.000 metri quadrati) di proprietà della IEI di Paolo Berlusconi ( P.A.I. Piano di Assetto Idreogeologico del 2001)
  • l'introduzione dell'inappellabilità da parte del pubblico ministero per le sole sentenze di proscioglimento (DL n. 3600)
  • la legge Gasparri sul riordino del sistema radiotelevisivo e delle comunicazioni (Legge 112/2004)
  • la norma transitoria della Legge 90/2004 che consentì a Gabriele Albertini, sindaco di Milano non più rieleggibile, di essere candidato alle elezioni europee senza dover dare le dimissioni da sindaco (Legge 90/2004)

Alcuni esperti di diritto hanno anche definito "legge ad coalitionem" la legge elettorale del 2006 (scritta dall'allora ministro Roberto Calderoli, che lui stesso poi definirà "porcata",ndr) che, data la morfologia delle formazioni politiche all'atto delle elezioni governative, si riteneva dovesse permettere ai partiti della coalizione di centrodestra di ottenere un numero di seggi fortemente superiore rispetto a quanto sarebbe avvenuto con la precedente normativa, ma che in realtà non ha avuto altro effetto se non quello di alimentare la disgregazione.

>>DEPENALIZZAZIONE DEL FALSO IN BILANCIO, PRESCRIZIONE E LEGGE GASPARRI<<
Estratto da "La Repubblica"(Fonte: http://www.repubblica.it/online/politica/falsobilancio/decreto/decreto.html)
ROMA - Avevano un anno di tempo. Fino al 3 ottobre del 2002. Invece il governo, e in particolare il ministero della Giustizia (con Roberto Castelli ministro della giustizia,ndr), ha bruciato le tappe. Solo tre mesi di lavoro. Non solo: sui dodici articoli della legge delega per la riforma del diritto societario, oggi il consiglio dei ministri farà diventare operative, e quindi immediatamente applicabili ai processi in corso, le nuove regole che riguardano il falso in bilancio. Che, a differenza delle pene previste dalle vecchie regole e dal vecchio codice, sarà ampiamente depenalizzato e punito soprattutto con sanzioni amministrative. Se ne gioverà anche il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che, da imprenditore, è sotto processo a Milano proprio per questo reato.
Il caso Lentini e la seconda tranche dell'affaire All Iberian, che sono entrambi in primo grado; l'inchiesta sui bilanci consolidati della Finivest dal '90 al '96 che è ancora nella fase dell'udienza preliminare.
Tutto questo, dopo la riunione di stamattina a palazzo Chigi, è destinato a diventare solo un vecchio film, faldoni da archiviare, un pezzo di storia politico-giudiziaria. Ma non più processi con tanto di sentenze di condanna o di assoluzione.

Dopo il caso Brambilla e l'invio a Milano, per l'inaugurazione dell'anno giudiziario, del capo degli ispettori di via Arenula, il Guardasigilli Roberto Castelli compie un'altra mossa, a suo avviso più che logica e del tutto priva di possibili letture dietrologiche, che invece è inevitabilmente destinata a inasprire il clima nei palazzi di giustizia e a elevare il livello dello scontro con le toghe milanesi impegnate nei processi contro il Cavaliere. Non si tratta neppure di un'iniziativa a sorpresa se è vero, come sostiene il sottosegretario alla Giustizia Michele Vietti (Ccd), che "il testo del decreto legislativo era già pronto prima di Natale e quindi avrebbe anche potuto essere approvato prima delle feste".
...


Estratto da "DIRITTI & DIRITTI-portale giuridico"(Fonte: http://www.diritto.it/materiali/commerciale/barone.html

...
Ne discende che in considerazione dei ristrettissimi termini di prescrizione, indirettamente, determinati dalla riforma, e della previsione di una querela come condizione di procedibilità, non è azzardato concludere che di fatto si è proceduto ad una sostanziale depenalizzazione dei reati societari, in contrasto con l’orientamento comunitario che impone un maggiore rigore per garantire la verità dei bilanci e quindi la sicurezza del sistema economico.

Se si aggiunge che per i casi in cui è prevista la condizione di procedibilità della querela non si comprende quali amministratori provvederanno a presentarla nel termine di 90 giorni prescritto dal codice di rito, ben si comprende che il legislatore del 2001 ha sostanzialmente estratto dall’area della sfera penale le condotte fraudolente degli amministratori di società. Infatti è abbastanza arduo ritenere che gli stessi autori del reato si autodenunzino, ed anche nel caso di cambio al vertice della società, i nuovi amministratori potranno proporre querela soltanto quando avranno scoperto la frode dei loro predecessori, dunque diversi anni dopo dal giorno in cui il reato è stato commesso, con conseguente approssimarsi del termine per la sua prescrizione.

Come se ciò non bastasse si è inteso modificare anche la parte dei reati fallimentari nel seguente modo:

mentre con il disegno di legge c.d. Fassino, sempre all’art. 11 testualmente si prescriveva: “g) riformulare le norme sui reati fallimentari che richiamano reati societari, prevedendo che la pena si applichi alle sole condotte integrative di reati societari che concorrono a cagionare il dissesto della società;” nella nuova formulazione si modifica il testo eliminandosi queste ultime parole e sostituendole con le seguenti : “che abbiano cagionato o concorso a cagionare il dissesto della società”.

In tal modo si passa da una punibilità per le condotte che siano idonee, insieme ad altre cause, al provocare lo stato di insolvenza, alla ipotesi in cui la pena si applica solo nel caso di prova dell’effettiva sussistenza del rapporto di causa ed effetto tra il comportamento fraudolento degli amministratori ed il dissesto della società amministrata.

Viene così ulteriormente ridotto l’ambito di applicazione delle norme penali in materia economica, con buona pace per il controllo, nell’interesse pubblico, delle attività imprenditoriali.

La dottrina più autorevole e la giurisprudenza della Suprema Corte di Cassazione hanno da sempre ritenuto che la previsione dei reati societari mira alla tutela di una pluralità di interessi, da quelli patrimoniali della società, dei soci e dei creditori ad avere una rappresentazione veritiera delle condizioni economiche della società, a quelli generali della fede pubblica e del corretto funzionamento delle società commerciali, in considerazione della loro rilevanza nel sistema economico valutato complessivamente (Cass. 13.12.1983, Schmidt).

Il professore Francesco Antolisei, considerato un nume tutelare del diritto penale sostanziale, aveva avuto modo di precisare che il reato di falso in bilancio, previsto non come reato di danno ma di pericolo, garantiva la tutela di un fascio complesso di interessi, e segnatamente, oltre quelli della società, dei soci uti singuli e dei creditori, anche e soprattutto “l’interesse generale dell’economia del paese, per le ripercussioni che sull’economia stessa può avere il funzionamento delle società di commercio” (v. Antolisei, Manuale di diritto penale pag. 48), e nei medesimi termini si era espresso il Tribunale di Milano in occasione del famoso processo a carico di Sergio Cusani.

La modifica legislativa in esame che trasforma il reato in questione da reato di pericolo (perseguibile a prescindere dall’esistenza di un danno) a reato di danno (punibile solo nel caso di prova del danno medesimo), aggiunto alla riduzione delle pene e dei termini di prescrizione, di fatto sconvolge tutti i principi del diritto penale dell’economia (di origine liberale e capitalistica) affermati dai nostri codici da oltre un secolo (V. codice del commercio del 1889 al codice civile del 1942).

Sarebbe opportuno avviare un dibattito teso a sollecitare il Legislatore ad una immediata rimeditazione di una riforma sicuramente pericolosa per il nostro sistema economico, che affida ai bilanci delle imprese un particolarissimo ruolo di trasparenza per le contrattazioni commerciali.


Estratto da "Il Corriere della Sera"(fonte: http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2006/01_Gennaio/11/cirielli.shtml)
Caso Mediaset, i legali del Cavaliere ipotizzano l'applicazione della norma
«Ex Cirielli anche per Berlusconi»
La difesa del premier richiama, «in via residuale», la legge sulla prescrizione
MILANO — «Dalla legge ex Cirielli non trarrei alcun beneficio», aveva sempre assicurato il premier Silvio Berlusconi nel travagliato iter della legge che ha drasticamente accorciato i termini di prescrizione di molti reati e modificato la continuazione tra reati. Ma la sua difesa tecnica sembra muoversi diversamente e non disdegnare di far valere la legge, in via «soltanto residuale», nell'udienza preliminare milanese sulla compravendita dei diritti tv Mediaset. E pur ribadendo di puntare a dimostrare la «totale estraneità» del premier alle accuse (fino al 1999) di appropriazione indebita di almeno 270 milioni di dollari, falso in bilancio e frode fiscale per 124 miliardi di lire, la difesa di Berlusconi ha messo le mani avanti per il prosieguo dell'udienza e rimarcato che della norma vi potrebbe già essere «immediata applicazione».
È accaduto tre udienze fa, senza clamori ma attraverso un calibrato inciso in un intervento in aula dell'avvocato Niccolò Ghedini, il 14 dicembre scorso. L'udienza preliminare, infatti, in corso ormai da ottobre e ancora nella fase delle questioni procedurali, come tutte le udienze preliminari si svolge a porte chiuse davanti a un giudice, e le cronache possono quindi seguirla soltanto attraverso sintesi e spunti riferiti a fine giornata dagli avvocati dei 14 indagati e dai magistrati, ovviamente ciascuno secondo i propri punti di vista. Solo a distanza di tempo vengono man mano depositate alle parti le trascrizioni integrali delle udienze registrate. Ed è ora proprio da queste trascrizioni che si scopre un passaggio completamente sfuggito quel 14 dicembre, prima udienza utile da quando era entrata in vigore la legge ex Cirielli.
È il difensore dell'imputato Giorgio Vanoni, già responsabile del comparto estero del gruppo Fininvest, a introdurre l'argomento. E non è un caso: tutti gli indagati (compreso Berlusconi) si gioverebbero dei nuovi termini di prescrizione propiziati dalla legge ex Cirielli (che cancellerebbe gran parte dei fatti oggetti di contestazione, lasciando in piedi solo quelli relativi al 1999), ma Vanoni è l'unico indagato che ne verrebbe completamente prosciolto. A questo scopo, la sua difesa chiede di produrre documentazione per dimostrare che Vanoni non ha più avuto alcun ruolo nel gruppo Berlusconi già dal 1997. «Io credo — inquadra dunque la questione l'avvocato Corso Bovio — che non possiamo assolutamente sfuggire, anche se in quest'aula oggi non se n'è parlato, dall'entrata in vigore della legge 251 del 2005». E «poiché oggi datiamo 14 dicembre 2005, andando a ritroso sono prescritti tutti i fatti che risalgono ad epoca anteriore al 14 giugno 1998».
...
(12 gennaio 2006)


Legge Gasparri
legge Gasparri, dal nome del ministro all'epoca responsabile della materia, il deputato Maurizio Gasparri, è la legge n. 112 del 3 maggio 2004 - "Norme di principio in materia di assetto del sistema radiotelevisivo e della RAI - Radiotelevisione italiana S.p.A., nonché delega al Governo per l'emanazione del testo unico della radiotelevisione".

La legge Gasparri è una delle leggi più discusse del Governo Berlusconi II. Si tratta in sostanza di una legge di riforma generale del sistema radiotelevisivo, la terza "legge di sistema" dopo la legge n. 103/1975 e la legge Mammì. La legge Maccanico cerca di rimediare all'insufficiente carenza normativa della legge Mammì per garantire maggiormente il pluralismo esterno.

>>L'iter legislativo<<
La legge, proposta dal ministro delle comunicazioni, Maurizio Gasparri, è stata oggetto di un iter legislativo molto complesso. Approvata dal Parlamento il 2 dicembre 2003, è stata rinviata alle Camere dal Presidente Ciampi il successivo 13 dicembre, con messaggio motivato.

Il messaggio del Presidente ha dei richiami precisi:

  • necessità di fissare un termine più breve per la regolamentazione del digitale terrestre da parte dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (la l. Gasparri cercava di prorogare il termine fissato dalla sent. n. 466/2002 della Corte Costituzionale)
  • la base di riferimento per il calcolo dei ricavi (il c.d. Sistema Integrato delle Comunicazioni) potrebbe consentire, a causa della sua dimensione, a chi ne detenga il 20 per cento di disporre di strumenti di comunicazione in misura tale da dar luogo alla formazione di posizioni dominanti, violando così il pluralismo.

>>La legge definitiva<<
Per quanto riguarda il primo richiamo mosso dal Presidente col suo messaggio, il Governo si è preoccupato di adottare un decreto legge (il c.d. decreto salvareti), che è poi stato convertito in legge dal Parlamento in data 23 febbraio 2004, aspramente criticato perché di fatto calpestava una sentenza della Consulta che ordinava la messa sul satellite di una rete Mediaset e la conseguente perdita di pubblicità su Raitre. Il nuovo testo della legge Gasparri è stato approvato in via definitiva il 29 aprile (dopo 130 sedute e la presentazione di 14000 emendamenti), e promulgato dal Presidente il 3 maggio 2004.

>>Principi della legge<<
La legge Gasparri contiene delle novità:
  • limiti al cumulo dei programmi e alla raccolta di risorse economiche (art. 15):
  • definizione del "SIC" (Sistema Integrato delle Comunicazioni), che comprende stampa quotidiana e periodica; editoria (...) anche per il tramite di Internet; radio e televisione; cinema; pubblicità
  • i soggetti (che sono quelli previsti dall'art.1, co.6, lett. A), num.5 della legge 31 luglio 1997, num. 249) non possono conseguire, né direttamente, né attraverso soggetti controllati, ricavi superiori al 20% dei ricavi complessivi del sistema integrato delle comunicazioni (tale limite corrisponde a circa 26 miliardi di euro, e sostituisce il limite del 30% della l. Maccanico, il quale però corrispondeva a 12 miliardi)
  • lo switch-off del digitale terrestre va realizzato entro il 31 dicembre 2006 (art. 23)
  • differenti titoli abilitativi per lo svolgimento delle attività di operatore di rete o di fornitore di contenuti televisivi o di fornitore di contenuti radiofonici (art. 5)
  • l’autorizzazione non comporta l’assegnazione delle radiofrequenze (art. 5)


>>Critiche alla legge<<
La legge Gasparri è stata criticata per i seguenti motivi:

  • il tetto antitrust definito nel 20% del SIC è stato sì abbassato in misura percentuale rispetto al 30% della l. del 1987 (art 3 lett. B L. 67/1987), ma il valore assoluto di tali percentuali è passato da 12 miliardi di euro di allora a 26 miliardi oggi
  • l'aumento del limite antitrust viola il principio del pluralismo sancito dall'Articolo 21
  • si incentiva ancora di più la pubblicità televisiva, a scapito di quella sulla stampa
  • mancano riferimenti al diritto all'informazione degli utenti
  • la fissazione di una data (31 dicembre 2006) entro cui realizzare le reti digitali terrestri rischia di aprire un altro regime di proroga (rischio concretizzato nel rinvio al 2012 del digitale)
  • ci sarebbe una grave e palese violazione della sentenza 466/2002 della Consulta
  • Mediaset potrebbe avvantaggiarsi più di altri editori rafforzando la sua posizione dominante
  • in generale, un rischio di rafforzamento della figura di Silvio Berlusconi nel campo tv
  • lasciava irrisolti i problemi del piano nazionale delle frequenze



>>Bocciatura dell'UE<<
L'Unione Europea è intervenuta con una procedura d'infrazione nei confronti dell'Italia dove si chiedevano spiegazione sulle storture del sistema radio-tv causate dalla Gasparri; la stessa unione, a luglio 2007 dà 2 mesi di tempo all'Italia per correggere le presunte storture della Gasparri sulla parte relativa al digitale terrestre.

La richiesta di proroga del governo italiano è stata respinta, ciò vuol dire che con le regole in vigore lo Stato Italiano rischia una multa di 300-400 mila euro al giorno.

La multa sarà applicata a partire da gennaio 2009, retroattivamente al 2006, quindi la stima iniziale della multa è tra 328,5 e 438 milioni di Euro.

>>Il nuovo disegno di legge<<
Avvenuta con le elezioni del 2006 il cambiamento della maggioranza, il nuovo ministro Paolo Gentiloni ha presentato un disegno di legge che da un lato fa slittare al 2012 il termine per passare dalla televisione analogica a quella digitale, dall'altra cerca di modificare ampie porzioni della legge Gasparri. Ampie riserve anche su quest'ultimo disegno di legge sono state espresse dall'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, Antonio Catricalà, mentre Corrado Calabrò, presidente dell'Authority per le comunicazioni, spinge per la rapida approvazione.